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Passirano, la Parrocchiale nel settecento

di Angelo Paderni


A traghettare nel nuovo secolo la parrocchia di San Zenone, è don G. Battista Menzani che il 12 febbraio 1692 aveva presentato la sua candidatura agli esaminatori Antonio Soncini, Ludovico Negroni e Antonio Rovetta canonici della Cattedrale. Con lui anche Paolo Bonardi di Passirano, G. Battista Pegotti di Pezzaze, Lazzaro Pifferino di Sale Marasino, G. Battista Botti di Lumezzane e Domenico Sandrini di Triviato (travagliato). Il Menzani aveva 41 anni, nativo di Monterotondo ed era stato curato ad Iseo. Il 15 marzo con bolla di papa Innocenzo XII viene confermato, ed il 10 aprile avviene l’esecuzione del decreto da parte del vescovo Bartolomeo Gradenigo.

In quegli anni si susseguono i lasciti in cambio di messe all’altare della Madonna del Rosario. Uno di questi e di don Gio Maria Mazzucchello da Montisola che era stato curato con il parroco Turotti. I capitali che metterà a disposizione saranno destinati agli interventi per l’ampliamento della chiesa. Ne troviamo traccia anche in altre notifiche che fanno sempre riferimento al suo lascito.

Il 18 novembre del 1724 l’arciprete di Bornato, G.Battista Balino, comunica al vescovo che “dopo dodici giorni di malattia di Ponta, questa notte il M.R. Sig. G.G. Menzani Rettore di Passirano, è passato da questa a miglior vita”. L’ultimo battesimo che aveva fatto era stato il 10 agosto, a Lorenzo di Faustino Inverardi e di Caterina.

Il concorso successivo è G.Battista Rolfi a vincerlo. L’aveva presentato il 25 novembre 1724, ma il 10 dicembre, spontaneamente vi rinunciò. Non si sa le motivazioni.

Gli segue Angelo Ludovico Britannico, ex curato, che si era presentato il 24 dicembre di quell’anno con Bernardino Cominardi e Antonio Crescini. Il Britannico era nato il 28 giugno 1686 da Dario e Taddea ed aveva quindi 38 anni. Il 19 febbraio, da San Pietro a Roma, il papa Benedetto XIII lo elegge a parroco di Passirano.

La chiesa dedicata a San Zenone stava prendendo forma. Le varie entrate avevano dato la possibilità alla fabbriceria di assoldare dei capaci mastri muratori per dare un luogo decoroso alla Madonna dell’Abito che prima si trovava in una chiesetta con il tetto a capanna.

Come già detto in precedenza, è difficile stabilire la cronologia della costruzione del complesso chiesa-canonica con i pochi documenti a disposizione. Per avere una scaletta che dia un’indicazione quasi giusta, bisognerebbe ricorrere ad un’analisi dei materiali usati nei vari muri che la compongono. Mi accontenterò, come già fatto, di ipotizzare in base al poco che possiamo sapere.


Il dipinto dell’ex-voto del 1755 può essere una base di partenza, ma se impattiamo nel documento che qualche giorno fa ho menzionato, cioè quello del 1747 in riferimento al pagamento del mastro spaccapietre di Rezzato, dovremmo dare per scontato che la chiesetta della Maternità è precedente di qualche anno al 1747, e quindi l’ipotesi del bel ex-voto, non tiene più.

Abbiamo anche un alro documento che ci mostra la chiesa nei primi anni del ‘700, è l’incisione eseguita da Francesco Zucchi su disegno di Antonio Paglia.


Francesco Zucchi era un incisore alla moda del periodo. Aveva inciso numerose vedute di Brescia ed era molto conosciuto in ambito bresciano. Antonio Paglia era figlio d’arte. Suo padre, Francesco, è stato uno dei maggiori pittori del barocco bresciano. Antonio, dopo la morte del padre nel 1614, si era spostato a Venezia nella bottega di Sebastiano Ricci, ed è a Venezia che sicuramente conosce Francesco Zucchi, e a lui fa incidere il disegno che aveva realizzato per la nuova chiesina della Madonna dell’Abito. Antonio Paglia era morto nel 1747, e guarda caso è proprio del 1747 il documento, di cui ho già accennato, riferito all’altare della Madonna dell’Abito. Questo avvalora l’ipotesi che la chiesina fosse già stata ultimata e che il disegno, il Paglia, lo abbia realizzato prima di quella data.



Voglio immaginare quegli eventi. Don Angelo Ludovico Britannico, di nobile famiglia bresciana, era persona colta e capace. La sua famiglia, famosa in Brescia per essere titolare di una delle più illustri tipografie della città, possedeva dei fondi in Passirano, e Daniele del fu Dario di Brescia, il 14 ottobre 1735 aveva voluto far costruire la chiesetta di Sant’Anna alle Piazze. Angelo Ludovico con le conoscenze che la sua famiglia aveva, era riuscito a dare quell’impulso in più alla costruzione della chiesina della Madonna e alla chiesa stessa. Grazie al parente Daniele, aveva portato maestranze abituate ad accontentare la piccola borghesia bresciana.


Erano arrivati i fratelli Carlo e Gio Ogne, tagliapietre di Rezzato che in quel periodo erano assiduamente impegnati nel cantiere di S. Maria della Pace di cui avevano fatto la pavimentazione. I due fratelli a Passirano avevano realizzato le alte colonne in rosso di Verona poggianti su robuste basi e terminanti con capitelli corinzi in Botticino. Verso la nicchia altre due colonne prospetticamente più piccole sormontate da cimasa barocca spezzata, tutto circondato da marmo giallo di Siena filettato in marmi di vari colori. L’effetto prospettico rende questo altare imponente e al tempo stesso leggiadro.


La mensa ricca di marmi colorati con lesene ad ‘esse’ in marmo giallo racchiudono sul fronte, con filettature e marmi di vari colori, lo stemma dell’Ordine dei Servi di Maria.

È l’orgoglio dei fabbricieri che li avrebbe portati cinquant’anni dopo a far fare anche l’altare maggiore ai maestri di Rezzato.

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