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RODENGO SAIANO La storia di Villa Monticella, quattro secoli di storia da salvare



Nel video un'esplorazione avventurosa all'interno dell'edificio abbandonato


Sicuramente avrete notato anche voi, transitando in auto sulla SP 510 Sebina in direzione di Brescia, l'edificio fatiscente fra alberi ed erbacce. Il tetto dell’edificio è inconfondibile presentando una ciminiera e due torri.

 Nel catasto Napoleonico l’edificio era definito “casa da massaro” Nel 1641 la casa da massaro risulta essere proprietà di Ottavio Amigoni il celebre pittore manierista bresciano. Nel 1875 Egidio Novali apriva nella dimora una cereria e “stearineria” che verso il 1882-1883 si trasformava in uno stabilimento a vapore, diventando la prima fabbrica della Franciacorta a usare la forza vapore per alimentare le attrezzature produttive. Cessata l’attività, il fabbricato divenne una sorta di condominio nel quale dal 1950 al 1997 circa, abitarono quasi 20 famiglie. Ancora oggi molti abitanti di Rodengo Saiano hanno nei loro album fotografici immagini della Monticella abitata da loro parenti. Dal 2006 la Villa è proprietà della “Immobiliare Broseta”, oggi in liquidazione. L’auspicio della Proloco di Rodengo nelle parole del Presidente "è che il Comune o altri enti pubblici o istituzioni si facciano carico della villa e dei terreni che la circondano, dando nuova vita a questa preziosa realtà oggi in stato di abbandono, ma ricca di affreschi all’interno e sulla facciata". La seconda vita di villa Monticella potrebbe passare anche attraverso una riconversione a vocazione artistico-culturale, magari attraverso forme di partenariato pubblico-privato. L’alternativa sarebbe mantenere la destinazione residenziale abbinando il recupero a forme di valorizzazione architettonica o creando sale polifunzionali per esposizioni o incontri. Le idee insomma non mancano, servono però risorse, volontà amministrativa o in subordine un mecenate privato disposto a investire in un’immobile simbolo di Rodengo.


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